11 gennaio 2018 - Alcuni stanno insistendo sulla presunta assoluta necessità di procedere ad una riforma “lampo” del Codice degli Appalti. I suddetti si arrogano il diritto di parlare “per conto delle imprese”. “Ebbene le imprese specializzate e specialistiche - afferma Carla Tomasi, Vice Presidente Finco con delega per gli Appalti - sono state e sono favorevoli ad una riforma “epocale” degli appalti come quella che è stata sia pure con fatica, portata a termine pur mancando ancora alcuni provvedimenti attuativi, circostanza da taluni strumentalizzata per sostenere che “è tutto da rifare”. Questa riforma del Codice degli Appalti ha prodotto uno zoccolo duro di consultazioni con gli operatori, con decine e decine di incontri a livello parlamentare, di competenti uffici della Presidenza del Consiglio dei Ministri, Ministeri e, non ultima, un’intensa relazione con l’Autorità Anticorruzione per quanto riguarda la “soft law”: tutto ciò è sinonimo di ampia partecipazione democratica e non può essere disatteso per il cambiamento di indirizzo politico o, peggio, per la pressione lobbistica di alcuni settori. Sarebbe quindi da irresponsabili chiedere di ricominciare tutto da capo (o svuotare i capisaldi della riforma che è, poi, la stessa cosa). Fatta questa premessa è chiaro che alcuni aspetti (ma solo alcuni aspetti) vanno rivisti ma con tempi e modi che non sono quelli della riforma lampo. “Le Stazioni Appaltanti sono spesso carenti sia per la parte progettuale che per la parte organizzativa - continua Carla Tomasi. Per contrastare questa grave criticità era stata indicata la necessaria specializzazione e riduzione delle suddette: chi sta controllando il miglioramento di questi aspetti delle Stazioni Appaltanti? La resistenza delle Stazioni Appaltanti ad un processo di razionalizzazione ed accorpamento è comprensibile (ed il ritardo del Decreto che dovrebbe definire questo punto è sintomatico) perché riduce il loro potere ma non è accettabile. Questo è un o forse il nodo fondamentale!” “Un altro aspetto, collegato al primo - prosegue Tomasi - è l’assenza di una progettazione di qualità e l’uso eccessivo della OEPV (Offerta Economicamente più Vantaggiosa) attraverso il quale talune delle suddette Stazioni vogliono mantenere discrezionalità nell’aggiudicazione delle gare anche laddove la Legge esplicitamente non lo chiede.
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