Tuttavia, la maggior parte delle forze che hanno rimesso in moto il Paese garantiscono un buon sostegno per tutto questo anno. A cominciare dal rilancio della domanda estera, cui è ben agganciato l’export che sta guadagnando quote di mercato, grazie all’upgrading qualitativo, alle politiche di internazionalizzazione e al riorientamento verso le aree più dinamiche.
Decisivo, inoltre, il contributo in tal senso della politica iper-espansiva della BCE, che ha agito sul cambio dell’euro e sul costo e sulla disponibilità del denaro in tutta l’Eurozona (principale sbocco delle merci italiane). La sua azione ha avuto rilevanti effetti monetari diretti anche in Italia, seppure ridotti da problemi di offerta nel sistema bancario.
Forte la ripartenza degli investimenti in macchinari e mezzi di trasporto, che hanno inanellato un +14,8% nel passato triennio con una netta accelerazione nel 2016; decisivi i maggiori margini, il più alto utilizzo degli impianti, le rinvigorite attese sulla domanda futura globale e, specialmente per la tempistica, gli incentivi per gli ammortamenti (rinnovati e irrobustiti quest’anno). I consumi, poi, hanno beneficiato del minor costo dell’energia (crollo del prezzo del petrolio) e della fiducia generata dal miglioramento nel numero e nella tipologia contrattuale dell’occupazione, frutto dei provvedimenti per il mercato del lavoro.
Infine, la domanda interna in generale ha tratto spinta da una politica di bilancio che da restrittiva è diventata espansiva, se misurata sul saldo strutturale. Alcuni di questi fattori sono destinati a esaurirsi, in tutto o in parte, o a mutare di segno. Permangono alcuni ostacoli, tra i quali la zavorra dell’incertezza politica interna e internazionale.
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